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MICHELE PELLEGRINO

 

photography

 

MICHELE PELLEGRINO

 

photography

 

La Città Invisibile

 

Testo di Mario Cordero

 

 

 

Testo di Mario Cordero

 

(…) Michele Pellegrino, arrivato alla fotografia per caso ed in non tenera età, dopo aver fatto mille mestieri. Ma da quando ha messo le mani su una macchina fotografica ed incollato l’occhio dietro l’obiettivo, la sua passione, nata da una curiosità, non ha più avuto esitazioni, sviluppando via via un programma rigoroso e senza sbavature, non perdendo tempo ed occasioni. (…)

Ancora una volta Pellegrino colpisce nel segno, spiazzando i luoghi comuni, gli sguardi scontati. Ancora una volta sorprende. E il suo racconto per immagini ci accompagna, senza presunzioni accademiche e senza pregiudizi promozionali, alla scoperta di una città che non conoscevamo. Pellegrino insegue dunque il sogno di una Cuneo metafisica, che sfugge alle pseudo-certezze della descrizione obiettiva, in una dimensione “dove tutto appare incerto, illusorio, nitidamente definito ma privo di precisi punti di riferimento, di semplice evidenza ma carico di elementi contraddittori… è l’invenzione di un inedito modo di vedere il già visto attraverso il distacco contemplativo, (una meditazione visiva) che partecipa del fascino dell’immagine riflessa nella memoria e nell’immaginazione. (…)”

All’ombra viene affidato il compito non di meravigliare o di stupire o di commuovere, ma di smontare l’oggetto fotografato per costruire l’immagine. E questo vale sia nel contrasto prodotto dalla luce abbagliante del mezzogiorno, sia nella semioscurità uniforme che si diffonde sulle cose a calar del sole. Come se la luce non fosse altro che il supporto passivo dell’ombra. E nella città, luogo del costruito, di forme architettoniche ravvicinate e contigue, questo gioco dell’ora e della stagione si fa estremo, aggressivo, persino urticante, più che nel paesaggio aperto.(…)

Si tratta semplicemente di camminare seguendo il percorso più consueto per spostarsi da un luogo all’altro della città. Il fotografo, in questo caso, non ha fatto nulla di diverso da quello che ognuno di noi cuneesi fa ogni giorno: camminare, guardarsi intorno.  Il suo non è un pellegrinaggio, né una ricerca storico-artistica. E’ un racconto delle sue passeggiate. E’ il resoconto di quello che ha “dovuto” fotografare.Questa sua Cuneo, intrisa di malinconia, non piacerà a molti cuneesi, soprattutto a quelli che contano e che in qualche modo si sentono investiti del diritto di stabilire una qualche versione ufficiale della geografia urbana. (…) Piacerà a chi non ha pregiudizi.

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