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MICHELE PELLEGRINO

 

photography

 

Visages de la Contemplation

Monastere La Font-Saint Joseph- Cotignac1978.JPG
Monastero di Ovada1977.JPG

Testi di

Card. Roger Etchegaray

ed

Emanuela Celona

 

 

Testo del Card. Roger Etchegaray

 

E’ bello che l’occhio indiscreto e benevolo dell’obiettivo sia andato a passeggio attraverso i monasteri rannicchiati o appollaiati sui due versanti delle Alpi, fino all’orlo del Mediterraneo, su una terra che può con fierezza rivelare una storia monastica tra le più antiche e le più feconde.

Paul Valery, questo grande agnostico della terra mediterranea, scriveva un giorno a una claustrale: “Se gradisce, sulla soglia del convento, l’omaggio di un pensiero che talvolta si scosta dal mondo…senza avvicinarsi alla religione, sappia che ammiro sopra ogni cosa la forza di scegliere fra il tutto e il niente, quando si è saputo, come Lei ha saputo fare, discernere in se stessi ciò che può esser Tutto da ciò che deve essere Niente”.

Guardate bene queste foto. Non sentite che attraverso i pori della loro vita il mondo respira Dio? Che respirate l’aria purissima delle nostre montagne e del nostro mare? Allora, correte loro incontro…senza distrarli!

 

 

 

                                                                                                                                          "La contemplazione in immagini"

                                                                                                                                                                                            di Emanuela Celona

 

 

Signor Pellegrino, nel libro Profondo Nord ha tentato di penetrare la riservatezza dei montanari cuneesi; in Scene da un Matrimonio ha ritratto affreschi che sono diventati un documento di indagine sociale. Possono essere considerati lavori preparatori a Visage de la Contemplation?

Prima di quel lavoro ho pubblicato alcuni libri, ma non li considererei preparatori. Visage de la Contemplation risale a trent'anni fa, quando ho cominciato a girare per monasteri, negli anni '70. Tutti i miei libri sono collegati fra loro perchè riguardano l'uomo e il porsi davanti alla vita. Ma nessuno l'ho concepito come “preparatorio” del successivo. Ho cominciato a fotografare persone, poi ho preferito cambiare, è sono passato al paesaggio.

 

Quali sono i ricordi, le emozioni legati ad un lavoro durato anni, durante il quale ha visitato i monasteri? E' riuscito a raggiungere il suo obiettivo?

L'idea mi è venuta, tra tante altre, da un'intervista di Sergio Zavoli ad una monaca attraverso la grata del parlatorio che mi era piaciuta moltissimo, ma nessuno si era spinto dentro un monastero. Sembrava impossibile entrare, non parliamo poi di fotografare. Ma io ero convinto che, raccontare queste storie attraverso la fotografia, sarebbe stato interessante e avrebbe potuto “aggiungere” qualcosa di speciale.

 

C'è stato un momento particolarmente intenso che ricorda?

Ricordo tanti momenti scioccanti. Ad esempio, quando sono entrato nella Grand Chartreuse, tra le montagne di Grenoble vedevo l'interno della chiesa dall'alto. E da lì ho potuto osservare i monaci entrare in chiesa in fila indiana, ombre bianche nella quasi oscurità della chiesa, una scena irreale. Mi tornano in mente anche cose gioiose come la dissertazione di Fra Filiberto sulla marmellata di rose, il suo minestrone fatto da molti giorni (non aveva il frigorifero) che emanava un profumo... lui lo mangiava freddo...io dovevo inventarmi sempre nuove scuse.

 

La fotografia è uno strumento di indagine. E' riuscito in Visage de la Contemplation a rappresentare questo “mondo” molto particolare?

Raccontare una storia, un luogo fatto soprattutto di silenzio intriso di spiritualità è complicato. Però, a differenza del cinema, l'immagine è ferma e non “scorre via”, la si può guardare quanto si vuole.

 

Sicuramente saprà che film recenti come Il grande silenzio hanno suscitato grande interesse. Come spiega questa attenzione per la vita monastica?

Io non ho visto il film ma so che ha suscitato un certo clamore. Direi, comunque, che l'interesse per la vita monastica c'è sempre stato, e forse ultimamente è aumentato. E' uno stile di vita fuori dalla norma e in questi tempi di edonismo e consumismo sfrenato è quasi normale, sia pur per una piccola parte della società, interessarsene. Lì dentro non ho mai incontrato persone deluse dalla vita, casomai il contrario, ho conosciuto persone straordinarie che hanno avuto il coraggio di fare una scelta radicale alla portata di pochi eletti.

E per favore lasciamo stare le solite stupidaggini che spesso sento ripetere a proposito della loro inutilità nella società, la libertà di scelta vale anche per loro.

 

 

 

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